I danni alla mucosa sarebbero provocati da molecole infiammatorie non direttamente dall'azione corrosiva degli acidi dello stomaco.
Per la prima volta sono stati identificati i veri responsabili che provocano le lesioni all’esofago nei pazienti che soffrono di reflusso gastroesofageo. a scatenare i danni alla mucosa non è l’azione corrosiva dei succhi acidi in risalita dallo stomaco, ma l’azione di un gruppo di molecole infiammatorie prodotte nella mucosa in risposta all’acidità.
La scoperta è pubblicata sulla rivista Jama dai ricercatori del Dallas VA Medical Center in collaborazione con il Southwestern Medical Center dell’Università del Texas e nasce da una semplice osservazione, fatta sui topi di laboratorio: le lesioni alla mucosa dell’esofago non compaiono subito dopo il contatto con i succhi gastrici, ma dopo alcune settimane. «Se le lesioni fossero causate da un’azione chimica corrosiva dovrebbero svilupparsi immediatamente, come quando l’acido di una batteria ci finisce per sbaglio sulla pelle della mano», spiega Spechler.
Per verificarlo, i ricercatori hanno osservato come si sviluppano le lesioni dell’esofago nei pazienti con reflusso che sospendono il trattamento con farmaci inibitori di pompa contro l’acidità di stomaco. Osservando tutto il processo fin dall’inizio, hanno scoperto che le lesioni della mucosa non assomigliano per niente alle bruciature chimiche generate dall’azione corrosiva degli acidi. La loro insorgenza potrebbe dunque essere scatenata da molecole infiammatorie (chiamate citochine) prodotte dalla mucosa in risposta all’acidità.
«Probabilmente questa svolta radicale nella comprensione del reflusso gastroesofageo non modificherà a breve l’approccio terapeutico, che continuerà a basarsi sui farmaci anti-acidi, ma a lungo termine potrebbe avere importanti implicazioni», afferma Stuart Spechler, professore di medicina interna all’Università del Texas e direttore del dipartimento di gastroenterologia presso il Dallas VA Medical Center. «In futuro forse potremo curare il reflusso con farmaci diretti contro le molecole e le cellule infiammatorie che danneggiano realmente l’esofago».