La demenza non è una malattia specifica, ma un termine generale che indica la ridotta capacità di ricordare, pensare o prendere decisioni, che interferiscono con le attività quotidiane. Questo declino cognitivo dipende da vari fattori, ma secondo un gruppo di ricercatori brasiliani anche alcuni cibi possono contribuire a far aumentare il rischio. Sono i cosiddetti alimenti ultraprocessati come la pizza surgelata e i confort food come hot dog, hamburger, patatine fritte, bibite, biscotti, caramelle, merendine e gelati.
Il problema non è tanto l’eccezione, ma la regola: se più del 20% del nostro apporto calorico giornaliero è costituito da alimenti ultraprocessati, secondo i ricercatori, il rischio di demenza senile aumenta.
Lo studio, ha seguito 10.775 persone per 10 anni: uomini e donne, con un'età media di 51 anni, che hanno compilato un questionario sulle abitudini alimentari e l'apporto calorico. Alla fine del periodo di studio, i partecipanti sono stati valutati sui cambiamenti delle prestazioni cognitive nel tempo, con diversi test. I ricercatori hanno scoperto così che coloro che consumavano circa un terzo o più delle loro calorie da alimenti ultra-elaborati mostravano maggiori probabilità di demenza.
In una dieta media di 2000 calorie, ciò equivale ad appena 400 calorie al giorno. “Le persone che hanno consumato più del 20% delle calorie giornaliere da alimenti trasformati hanno mostrato un declino più rapido del 28% nella cognizione globale e un declino più rapido del 25% nelle funzioni esecutive rispetto alle persone che hanno mangiato meno del 20%", spiega la coautrice dello studio Natalia Gonçalves, ricercatrice presso la Facoltà di Medicina dell'Università di São Paulo (Brasile).
Lo studio indica gli alimenti ultraprocessati come "formulazioni industriali di sostanze alimentari (oli, grassi, zuccheri, amido e isolati proteici) che contengono pochi o nessun cibo intero e tipicamente includono aromi, coloranti, emulsionanti e altri additivi cosmetici". Alimenti generalmente ricchi di zuccheri, sale e grassi che promuovono l'infiammazione, ritenuta la vera minaccia per un invecchiamento sano del corpo e del cervello.
Secondo i ricercatori un modo semplice per garantire la qualità della dieta è prepararsi il più possibile il cibo da soli. “Le persone devono sapere che dovrebbero cucinare di più e preparare il proprio cibo. Lo so: diciamo che non abbiamo tempo, ma in realtà non ci vuole molto", commenta la coautrice dello studio, Claudia Suemoto, docente di geriatria presso la Facoltà di Medicina dell'Università di San Paolo. "E ne vale la pena perché così proteggeremo il cuore e il cervello dalla demenza o dal morbo di Alzheimer", conclude. "Questo è il messaggio da portare a casa: smettete di comprare cose che sono superelaborate".
Fonti: https://www.gazzetta.it/
https://jamanetwork.com/journals/jamaneurology/article-abstract/2799140