Una disbiosi intestinale può provocare alterazioni dei valori pressori, al contrario digiuni controllati potrebbero rappresentare un intervento migliorativo. Queste le conclusioni di una ricerca condotta su modelli sperimentali, che apre le porte a opzioni di intervento mirate sul microbiota intestinale.
I ricercatori hanno lavorato su modelli animali di ipertensione, cosiddetti Shrsp (Spontaneously hypertensive stroke-prone rat), creando due gruppi di osservazione: uno con Shrsp e ratti normali nutriti a giorni alterni, l'altro, di controllo, con Shrsp e ratti normali a disponibilità di cibo illimitata. Nove settimane dopo, i ricercatori hanno osservato che i ratti Shrsp nel gruppo di controllo avevano una pressione sanguigna più alta rispetto a quelli normali. Interessante è che, nel gruppo con digiuno intermittente, gli Shrsp presentavano valori pressori significativamente ridotti rispetto agli Shrsp che non avevano digiunato.
Successivamente, i ricercatori hanno trapiantato il microbiota dei ratti Shrsp che avevano digiunato o nutrito senza restrizioni in ratti germ-free. Gli individui che avevano ricevuto il microbiota di ratti Shrsp alimentati normalmente avevano una pressione sanguigna più alta, a conferma che le alterazioni del microbiota indotte dalla restrizione calorica erano sufficienti a mediare l'effetto di abbassamento della pressione sanguigna del digiuno intermittente.
A questo punto, attraverso analisi di genetica, metabolomica e marker plasmatici, lo studio si è concentrato sui meccanismi attraverso i quali il microbiota intestinale regola la pressione sanguigna, individuando nel metabolismo degli acidi biliari uno dei principali responsabili.
“Il nostro studio mostra per la prima volta in un modello animale che il digiuno intermittente può essere utile nel controllo pressorio grazie a un’azione sul microbiota intestinale, fornendo anche la prova di come una disbiosi possa contribuire all'insorgere di ipertensione agendo sul metabolismo degli acidi biliari”, conclude uno degli autori. Pertanto, programmi di restrizione calorica potrebbero aiutare a regolare l'attività delle popolazioni microbiche intestinali, garantendo benefici per la salute.